Dagli Stati Uniti all’Australia, dalla Spagna a Malta, adesso anche la Turchia “vara” il proprio “scuttling” facendo adagiare sui fondali della città di Kusadasi nella provincia di Aydin, sul Mar Egeo (Clicca qui per vedere dove si trova), un Airbus A-300.
Settembre è il mese che amo di più per le immersioni: in mare ci sono meno imbarcazioni e la stagione regala non solo acqua calda ma anche mare piatto e un sole che riscalda dopo la lunga permanenza sul fondo. Oggi, con le ragazze ed i ragazzi di “La Tribù” e di “5 Terre Academy” ci regaliamo una giornata solo per noi, per “festeggiare”, a modo nostro, l’amicizia che ci lega.
Un ultimo “check” all’attrezzatura, un cenno con la mano e scivoliamo con un piccolo tuffo oltre il bordo del gommone. Non scenderemo troppo, appena 18 metri, un’immersione quindi adatta per tutti quelli che possiedono un brevetto di primo livello di qualunque didattica.“Il mare non smette mai di stupirti” mi ritrovo a riflettere quando sono quasi sul fondo. Pensavo infatti di conoscere questi fondali a memoria, e invece, ci stiamo per accingere ad incontrare un “amico” recente: un nuovo relitto, il Reggiane Re 2000, un aeroplano ammarato addirittura il 26 aprile del 1943 proprio qui, a pochi passi da Portovenere e dalla sua splendida chiesa.
Localizzato in maniera fortuita dai palombari del “comfordrag” (comando forze contromisure mine) con il veicolo autonomo sottomarino “Remus”, durante un test di verifica nei primi mesi dell’anno scorso, il caccia Reggiane RE 2000 era impiegato come veicolo catapultabile dalle navi militari della Regia Marina.
Al comando di questo velivolo, adagiato sui fondali da settant’anni, c’era il maresciallo Luigi Guerrieri che, al rientro da una missione addestrativa, terminava il carburante prima del tempo, proprio davanti a Portovenere. Abilità e fortuna, gli permisero di ammarare in sicurezza e dopo aver gonfiato il canotto di emergenza, poté vedere il suo aeroplano scivolare lentamente sul fondo, in perfetto assetto di volo.Il relitto è piccolo, poco più di sette metri di lunghezza per un’apertura alare di undici metri, ma è l’unico esemplare rimasto dal II conflitto mondiale in versione catapultabile, proprio per questo la sua tutela deve essere maggiore, non rappresenta soltanto un itinerario subacqueo in più, ma anche un importante ritrovamento per la storia dell’aeronautica militare italiana. Ci giriamo lentamente intorno, scattiamo qualche foto ricordo di gruppo e lentamente ritorniamo verso la superficie, malgrado maschera ed erogatore ci sorridiamo: è un’immersione di settembre, solo per noi, solo per il piacere di stare insieme, con un nuovo “amico”.