Ogni quattro anni alle Olimpiadi compaiono o scompaiono degli sport, anche il Beach Volley, disciplina nella quale nella notte il duo italiano ha raggiunto la finale è relativamente recente ai Giochi, da Atlanta 1996.
Pochi sanno che l’apnea fu disciplina olimpica già nella seconda edizione a Parigi, nel 1900 nelle acque della Senna.
Le discipline furono addirittura due: “nage sous l’eau homme”, ovvero nuoto sott’acqua che sommava tempo di immersione e metri percorsi e “200 m nage avec obstacles hommes”, una sorta di gimcana subacquea con passaggi obbligati sia sopra che sotto l’acqua.
La medaglia d’oro della prima specialità fu assegnata al francese Charles De Vendeville (1’08”-188,4m), l’argento al francese André Six (1’05”-185,44m) e infine il bronzo al danese Peder Lykkeberg.
Per la seconda, il nuoto ad ostacoli, l’oro venne assegnato all’australiano Frederick Lane, (2’38”), l’argento all’austriaco Otto Wahle (2’40”) e infine il bronzo all’inglese Peter Kemp (2’47”).
Il resto delle competizioni acquatiche fu misero, vennero assegnate ben poche altre medaglie: la 200 metri stile libero per squadre e per singoli, la 200 metri dorso, la 1000 e la 4.000 metri stile libero.
L’apnea fu confermata anche all’edizione successiva, Saint Louis (1904), non più sotto la categoria “nuoto” bensì in quella “tuffi”. La specialità infatti consisteva nel percorrere, dopo essersi tuffati, la maggiore distanza con il solo abbrivio ricevuto nella spinta dal trampolino. Il podio fu tutto per gli atleti di casa, con la misura di 19,05m l’oro fu assegnato all’americano William Paul Dickney, con 17,52m l’argento a Edgar Adams e infine il bronzo al connazionale Leo Budd Goodwin con 17,37m.
Ma c’era poco appeal in queste gare, il cui gesto atletico si consumava solo sotto la superficie suscitando così poco interesse nel pubblico che non poteva vedere la gara. Non vi furono rimpianti quindi quando per l’edizione successiva l’apnea uscì definitivamente dai giochi olimpici.