• +39.347.306.86.13
  • leodimpo@hotmail.com

Posidonia Oceanica: polmone del nostro Mediterraneo

Posidonia Oceanica: polmone del nostro Mediterraneo

1 m2 di posidonia oceanica tra le sue varie caratteristiche, è in grado di produrre, grazie alla fotosintesi sino a 14 lt. di ossigeno al giorno. 
La Posidonia Oceanica nel suo ambiente

La Posidonia Oceanica nel suo ambiente

È delle peculiarità principali di questa fanerogama marina che, a dispetto del nome, è una pianta tutta Mediterranea.

Una pianta che, come quelle a noi più famigliari terrestri, è dotata di radici, fusto, foglie e frutti e raggiunge l’altezza di circa un metro formando vere e proprie praterie.

Sott’acqua la posidonia oceanica produce fiori che originano frutti, chiamati anche “olive di mare” perché sono ricchi di sostanze oleose, che, una volta maturi, si distaccano dagli steli fioriferi e galleggiano sulla superficie delle acque marine.

Quando il frutto si degrada, scende su un nuovo fondale dove il seme al suo interno può generare una nuova pianta.

Verso la fine dell’estate, le foglie della posidonia oceanica raggiungono la loro massima lunghezza e con l’inizio delle prime mareggiate autunnali si distaccano raggiungendo così, trascinati dalle correnti e dalle onde,  i litorali.

In mezzo alle foglie che si accumulano sulle spiagge si osservano anche delle palline, chiamate egagropile, formate da fibre vegetali disgregate dal moto ondoso e in seguito riaggregate a formare le strutture arrotondate.

Oltre a contribuire all’ossigenazione delle acque, la prateria di posidonia contribuisce alla salvaguardia dei litorali, smorzando l’effetto del moto ondoso.

Addirittura, alcuni studi, hanno messo in luce come un metro quadrato di prateria che regredisce, causa l’erosione di circa 15 metri di litorale sabbioso.

Le Egagropile formate dalle foglie di Posedonia Oceanica arenate

Le Egagropile formate dalle foglie di Posedonia Oceanica arenate

Un microcosmo importante che può ospitare, su una superficie di un ettaro ben 350 diverse specie di animali e che oggi, è particolarmente minacciato dall’aumento della torbidità dell’acqua che limita il passaggio dei raggi solari in profondità, dalla pesca a strascico e persino dagli ancoraggi delle imbarcazioni.

 

admin