Io non ho ancora un figlio, ma se l’avrò, ci penserò un po’ a che nome metterci. Perché un nome un po’ ti segna.
L’altro giorno mentre sfogliavo “Chi” ho visto le foto dei figli di John Elkan e Lavinia Borromeo: Leone e Oceano. E ho pensato a che vita faranno, perché se non andranno in classe con Falco, figlio di Briatore o con Channel, figlia dei coniugi Totti, finiranno a farsi dei giri di pista da far concorrenza allo zio Lapo pur di resistere al bullismo.
Già io, che il Di Caprio assiderato è uscito che ero già grande, ma tra il Leonardo rinascimentale e quello delle tartarughe minchia, qualche problema l’ho avuto.
E se il secondo l’ho risolto con qualche baruffa da intervallo, quello rinascimentale un po’ di problemi li ha creati. Mica a me direttamente. Infatti, pur di rendere onore all’inventore del volo, avevo deciso che anch’io avrei fatto volare mio fratello. E così, in un pomeriggio d’estate, gli legali le gambe, convinto che fossero il principale impaccio al volo (avete mai visto un uccello volare con le zampe basse?) e poi, assunto con credo scientifico la leggenda metropolitana che il calabrone vola perché non sa di non poterlo fare, gli fissai due enormi ali di cartone alle braccia. Per me, a quel punto, bastava solo che ci mettesse la voglia di volare e che contestualmente sbattesse con forza le braccia.
Solo una sua finale preoccupazione lo salvò dallo sfracellarsi dalla terrazza come un moderno Icaro.
Oggi mio fratello fa l’ingegnere aerospaziale. Non lo so se lo è diventato perché è rimasto vittima di un trauma infantile, però so che quando avrò un figlio, se avrò un figlio, ci penserò un po’ a che nome metterci. Perché un nome un po’ ti segna.
Oggi in pausa pranzo, ho montato la Slackline.
“Cùsalè?” mi ha detto mia nonna, 86 anni di saggezza contadina, “La Slackline nonna”.
“E che differenza c’è dal funambolo?”
“Nessuna nonna”.
“E non puoi dire che provi a fare il funambolo?”
“é che questo è sport nonna”.
“a me pari matto come ar solito”.
Mentre lei se ne andava, ci sono salito sopra. Due passi. uno slancio e sono atterrato violentemente a terra.
Così, steso a testa in sù, con lo sguardo verso le nuvole che correvano velocemente in un moto vorticoso invece che lineare, è comparsa mia cugina.
“La nonna ha detto che hai montato la corda da funambolo. Perché?” mi ha chiesto, ovviando alla classica seppur banale domanda se mi sono fatto male.
“Perché a trent’anni mica puoi metterti a correre sul muretto della passeggiata. Oppure mettere i piedi in equilibrio sul bordo del marciapiede. E’ un modo diverso per continuare a sognare la vita sul bordo delle cose”.
Mi ha guardato, sempre dall’alto verso il basso, ha pesato un po’ le parole e guardandomi negli occhi mi ha detto: “Spero di aver preso dall’altro cugino”.
Ogni mattina, al primo accesso su Facebook, guardo il box delle “persone che potresti conoscere” e spesso mi compare l’icona piccolina di una bellissima donna con scritto, a fianco, “Bianca Balti – 4 amici in comune”.
Allora mi ritrovo a domandarmi, ma non è che magari, Bianca Balti, nel suo box delle “persone che potresti conoscere” le compare la mia immagine con il mio gatto Niki sulla spalluccia?
Me la immagino, magari così, mentre davanti allo specchio, struccata, si lava i denti indossando una lunga t-shirt scolorita di un paio di taglie più grande….che tra i messaggi, i ùozap, i tweet, guarda anche lei il box “delle persone che potresti conoscere” e pensa…”ma chi cazzo è questo Leonardo D’Imporzano che dovrei conoscere?!”.
Magari pensa che faccio pure il sostenuto perché non le mando questa richiesta d’amicizia, magari invece, non le compare nemmeno il mio nome nel box, oppure, Bianca usa un altro account, e questo lo cura il suo “staff”, magari è “Solo Bianca”, che mi ha chiesto l’amicizia giorni fa e l’ho ignorata perché pensavo fosse un “fake”.
Chissà. A me piace però, ogni mattina, alzarmi pensando di “poter conoscere Bianca Balti” perché ho quattro amici in comune.