Questa estate sono stato ospite ad “Uno Mattina Estate” a parlare di erosione della costa, precisamente di “reef artificiali o rimpascimenti come soluzione”.
Con me, che ero in collegamento dalla sede Rai di Genova, (non vi dico a che ora mi sono dovuto alzare per essere lì, davanti allo schermo prima delle 8)! c’era un ingegnere dell’Ispra, un rappresentante dell’associazione dei balneatori e in collegamento audio il ministro dell’Ambiente Galletti.
Ad ogni incidente che avviene in mare, puntualmente, c’è chi fa opera di sciacallaggio e invia, ancora prima di sapere chi, come, dove e perché sia successo, un comunicato stampa che imputa tale tragedia alla mancanza di una legge specifica.
Chi mi conosce lo sa, (per citare un personaggio ben più noto) quanto mi sono occupato della legge della subacquea, grazie anche alla DAN, alla dott.ssa Luisa Cavallo, al sen. Mario Cavallaro e a tutti gli amici e professionisti che hanno partecipato ai vari tavoli, alle stesure dei vari articoli alle molte conferenze negli anni scorsi.
Oggi però mi chiedo, serve davvero una legge della subacquea?
Capo Palinuro (Salerno) – è uno dei gioielli naturalistici del Parco del Cilento, un enorme promontorio calcareo che scende a picco sul mare con scogliere che in alcuni punti sono alte sino a 200 metri.
Ogni quattro anni alle Olimpiadi compaiono o scompaiono degli sport, anche il Beach Volley, disciplina nella quale nella notte il duo italiano ha raggiunto la finale è relativamente recente ai Giochi, da Atlanta 1996.
Pochi sanno che l’apnea fu disciplina olimpica già nella seconda edizione a Parigi, nel 1900 nelle acque della Senna.
Basta fermarsi ad osservare il litorale di qualunque paese di mare della nostra penisola per vedere piccoli e grandi “eroi” armati di retini e di kit post-puntura, che si gettano tra i flutti per garantire alla mamma, alla moglie o alla fidanzata un bagno tranquillo.
Ma che fine fanno questi retini pieni di meduse? Nei migliori casi in qualche cestino della spazzatura, altrimenti ad essiccare, in un odore nauseabondo, al sole.
E se si potessero mangiare? No, non fate quell’espressione. Un intero continente non solo le caccia ma soprattutto le elabora in moltissimi piatti! Quella cucina orientale che noi apprezziamo solo per soia, tofu, saitan e sushi fa della medusa un piatto di alta cucina.
Davvero! Dalla Cina al Giappone, la tempura di medusa trova spazio nei menù di molti apprezzati chef.
Non è uno scherzo, e magari, in questa maniera, si può pensare di recuperare un prodotto per trasformare in risorsa quello che ora è considerato esclusivamente un problema.
he ne sono ghiotte. Già, perché da un lato le meduse sono in continuo aumento nei nostri mari, dove i loro principali predatori sono sempre più rari, e dall’altro lato, potrebbe essere una specie in più da inserire nelle nostre tavole che invece prediligono poche e sovrapescate specie (tonno e pesce spada in primis).
In una ricerca su internet si trova una pubblicazione del prof. Silvano Focardi, docente di ecologia dell’Università di Siena, che ha dato il via libero al consumo di medusa, risultando dagli studi preliminari un alimento proteico e ricco di collagene. Un alimento “dietetico” poiché povero di carboidrati e lipidi (sono acqua in proporzione variabile dal 90 al 95%), ricco di sali minerali e proteine, che farebbe bene sulla riduzione del colesterolo, sulle articolazioni e sulla pelle.
Ma per farlo arrivare sulle nostre tavole, sebbene nel sud-est asiatico vi sono veri e propri allevamenti, l’Europa, tramite l’Agenzia sulla sicurezza alimentare, l’EFSA, ha delle norme stringenti e qualunque alimento, che non sia stato ancora disciplinato, rientra in una speciale lista dei cosiddetti “novel food”, che deve valutare prima la tossicità del prodotto nonché dei vari trattamenti sia per l’elaborazione che soprattutto per la conservazione del prodotto finale.
Un metodo “fai da te”, consiste sicuramente nel prelevare le meduse “fresche” direttamente in mare, tagliare, facendo attenzione, le parti urticanti (stiamo parlando della diffusissima Pelagia noctiluca) e facendole marinare in sale e zucchero per una mezz’ora abbondante, sciacquando poi abbondantemente quello che rimane che va sicuramente abbinato con qualche altro alimento per stemperarne il sapore.
Come abbiamo detto sopra, la tempura è molto diffusa in oriente, una variante sarebbe con capperi, olio e pomodorini, anche se qualche cuoco italiano si è già spinto a proporre abbinate particolari come ad esempio un carpaccio di meduse marinate con mozzarella di bufala, pesto e zucchine.
Sicuramente sarebbe qualcosa da proporre alle selezioni di “MasterChef” e chissà se qualcuno tra i quattro giudici avrebbe il coraggio di assaggiarlo.
Dagli Stati Uniti all’Australia, dalla Spagna a Malta, adesso anche la Turchia “vara” il proprio “scuttling” facendo adagiare sui fondali della città di Kusadasi nella provincia di Aydin, sul Mar Egeo (Clicca qui per vedere dove si trova), un Airbus A-300.
Flip Schulke era un giovane fotoreporter free-lance quando Sport Illustrated gli assegnò nel 1961 un servizio fotografico su un giovane pugile: un diciannovenne nero di nome Cassius Clay, il futuro Muhammad Ali.
Quell’aprile del 1991 fu un anno orribile.
Il 10 si consumò la tragedia del Moby Prince che si portò via la vita di 140 persone. Una tragedia dura che colpì e fermò l’Italia, poche ore dopo, a poco più di un miglio e mezzo da Arenzano, la Haven, un’imponente petroliera di 232.000 tonnellate deflagrava per un malfunzionamento delle pompe provocando la morte di 5 persone.
Ieri doveva uscire un post su questo blog. Un post che doveva parlare della meravigliosa giornata che abbiamo passato lunedì all’Europarlamento. Dell’ambiente giovane, allegro, pieno di speranza che è la sede dell’istituzione a Bruxelles.
Negli aeroporti, nei ristoranti “chic”, negli studi professionali di un certo “spessore” sino alle case di tutto il mondo, di cosa stiamo parlando?
Degli acquari marini tropicali!
Ma vi siete mai chiesti da dove arrivano tutti questi pesci?
Oltre il 98% di queste specie non si può riprodurre in cattività e questi pesci vanno quindi catturati sulle barriere coralline di tutto il mondo.