Quest’anno, al rientro da una delle attività realizzate con la rete del WWF SUB in collaborazione con la Guardia Costiera, c’è stata la necessità di pensare a come smaltire successivamente una delle reti che era stata trovata e “salpata”.
È nato così un laboratorio di educazione ambientale con i ragazzi che ci hanno accompagnato in mare e che hanno liberato da subito gli animali marini imprigionati e ancora vivi e hanno poi tagliato e smaltito il residuo di organico, i piombi, il cordame e la plastica della rete negli appositi contenitori.
Una piccola goccia del mare che comunque è servita non solo a rimuovere un oggetto che, per la sua natura, avrebbe continuato a pescare sino alla sua degradazione (un centinaio di anni ad essere ottimisti) ma che è servito soprattutto a fare “Cultura del Mare” tra le generazioni più giovani.
Saranno infatti loro che vivranno i danni causati dalle nostre cattive abitudini ambientali: ad esempio, nel 2050, in termini di peso, ci saranno più bottiglie di plastica che pesci nel mare.
Non è un dato allarmistico, basta indossare maschera e boccaglio per scoprire quanti pezzi di plastica più o meno grandi vi siano intorno a noi.
La raccolta differenziata che sta (finalmente) raggiungendo quantità dignitose nel nostro Paese è una misura però insufficiente, oltre il 90% della plastica prodotta e venduta dalle multinazionali non è mai stata riciclata.
Per questo la vera rivoluzione per salvaguardare il futuro del nostro Pianeta è quella di adottare soluzioni alternative all’utilizzo di tutta la plastica e di chiedere a gran voce alla grande distribuzione di ripensare la maggior parte dei packaging: non possiamo avere una filiera del “biologico” che venga confezionata con vaschette di plastica.
I “SeaGlasses” sono un progetto di occhiali eco-compatibili per ridare una nuova vita a materiale proveniente da reti e attrezzi da pesca persi o abbandonati e rifiuti plastici recuperati in mare e trasformati in occhiali da sole con lenti polarizzati che vengono interamente stampati con la tecnologia della stampante 3D.
I rifiuti vengono recuperati dal mare e divisi esclusivamente per colore, triturati in “pellet” e trasformati in filamenti per stampanti 3D senza l’aggiunta di coloranti o di altri additivi chimici trasformando pertanto ogni prodotto finito in un prodotto unico per colore e produzione.
Le lenti, il loro montaggio e le rifiniture sono effettuate da un’azienda ottica che si è offerta di essere il nostro partner in questo ambizioso progetto, garantendo quindi un prodotto sicuro per la salute e la protezione degli occhi al 100%.
Ogni occhiale avrà infine il suo certificato di origine che permetterà di sapere quale sia la zona di provenienza della plastica, la quantità utilizzata e il numero progressivo di lavorazione.
Ma per realizzare questo progetto in maniera più professionale possibile, ci servono:
una stampante 3D professionale, tipo “Sharebot”, un “Mini shredder” che serve per macinare la plastica e ridurla in “pellet” e un “Filabot”, un sistema in grado di trasformare i “pellet” plastici in filamento.
Per avviare quindi il ciclo produttivo abbiamo bisogno di un investimento iniziale di circa 5.000 euro. Troppo per la nostra associazione che da sola non può fare fronte a questo investimento, per questo stiamo cercando partner interessati.
Per sostenere il progetto, si può fare anche una donazione tramite paypal all’indirizzo staff@5terreacademy.com
Il medesimo indirizzo, anche per chi volesse invece ricevere maggiori informazioni e diventare partner del progetto.