Sfogliando l’“Handbook of drowning”, il “manuale sull’annegamento” non si legge da nessuna parte che prima di fare il bagno, bisogna aspettare almeno due ore da un pranzo leggero e addirittura 4 ore in caso di pranzo abbondante. Il “Medical Position Statement” dell’International Live Saving, afferma che non vi sia correlazione tra alimentazione, fase della digestione e annegamento. Nemmeno uno studio scientifico piccolo piccolo.
Insomma, dopo generazioni di bambini italiani tenuti all’asciutto sotto l’ombrellone, scopriamo che la “bufala” più antica sul mare erano i nostri nonni a raccontarcela.
Ma bastava spostarci già lungo le coste della Provenza, appena dopo il confine italiano per scoprire che tale rischio non c’era per i bambini francesi, nemmeno per quelli spagnoli o portoghesi e addirittura, “udite udite!”, per quelli inglesi dove l’acqua è ben più fredda di quella temperata del Mar Mediterraneo.
Eh, già, direbbe la mamma di mia suocera: “cosa vuoi che mangino quelli quando vanno al mare, che già mangiano poco e male a casa!” staccando una bella porzione di melanzane alla parmigiana dalla teglia sotto l’ombrellone, secondo la bella usanza italica di una volta che ancora dà segni di (re)sistere.
Non farebbe una piega.
Soprattutto di fronte alla conclamata teoria secondo la quale, “Dopo mangiato, il sangue affluirebbe copiosamente verso lo stomaco e l’intestino, per facilitare la digestione. Se, in questa fase “delicata”, si beve qualcosa di ghiacciato o ci s’immerge in acqua, il sangue affluirebbe verso lo stomaco (congestione), per contrastare lo sbalzo di temperatura venendo a mancare per la vascolarizzazione degli altri organi e apparati”.
Già, ma quanto fondamento medico-scientifico c’è in questa ricerca?
Nulla! Il nostro fisico, se è in condizioni di salute è perfettamente in grado di stare nell’acqua e contemporaneamente di svolgere e completare il fisiologico processo digestivo.
Le cause di annegamento sono altre: per i bambini la mancanza di sorveglianza per gli adulti il bagno in condizioni meteo-marine inadatte alle proprie capacità, l’insorgenza di una patologia quale ad esempio l’infarto che si manifesta, in maniera del tutto casuale, in acqua.