Flip Schulke era un giovane fotoreporter free-lance quando Sport Illustrated gli assegnò nel 1961 un servizio fotografico su un giovane pugile: un diciannovenne nero di nome Cassius Clay, il futuro Muhammad Ali.Flip stava lavorando su un progetto “acquatico” con sciatori immersi ed altri sportivi tutti sempre sul fondo di una piscina.
Clay ne rimase entusiasta dicendo che un vecchio allenatore gli aveva consigliato di fare sempre esercizi pugilistici in acqua per via della resistenza offerta dall’acqua e che talvolta si allenava in tal maniera.
Ma se fotografo e fotografato erano della stessa veduta, non lo era il direttore di “Sport Illustrated” rifiutò le foto dicendo che era una pessima idea e levando il servizio a Flip.
Il fotoreporter non si fece intimidire: prese il telefono e piazzò qualche giorno dopo il servizio per “Life”.
Tornò quindi per un ultimo scatto da Cassius che questa volta però non aveva un costume da bagno e dovette immergersi con tanto di pantaloncini da boxer.
Flip indossò maschera bombole e pinne e si immerse per qualche scatto di prova quando Clay raggiunge il fondo a qualche metro da lui. Flip fece 6 foto di Clay che mimava un paio di posizioni. Nacque così una delle foto più famose e 3 anni dopo, quel pugile semi-sconosciuto vinse il titolo mondiale dei super massimi. Cambiò il suo nome in Muhammad Ali e divenne una leggenda della boxe.
Per la cronaca, Cassius Clay non sapeva nuotare e la storia degli allenamenti acquatici era una bugia bella e buona, ma capì al volo l’idea del progetto fotografico e la sposò in pieno.